giovedì 17 gennaio 2008

Folder 3

GRAPHICARTELL

Giuseppe Bosich, Hibraim Kodra, Renzo Margonari, Gian Battista De Andreis, Primo Pantoli, Giuseppe Gatto, Raffaele Alessandri, Roberto Floris, Remo Brindisi, Antonio Amore, Gino Frogheri, Angelo Liberati, Pinuccio Sciola, Antonio Corriga, Giorgio Tavaglione

Folder 3
VIZI E VIRTU'
Presentazione di Salvatore Naitza. Testi di autori vari.
Somiglia ad un libro, la cartella “Vizi e Virtù”, edita da S’Alvure di Oristano e stampata da L’Aquilone di Cagliari nel 1990, con 15 incisioni originali.
Introdotta da un testo di Salvatore Naitza, la scatola nera dispiega accanto ad ogni opera calcografica, due scritti che accompagnano con le parole il gesto degli artisti. Racconti, poesie, brevi saggi, in una variazione di toni dotti, ironici e filosofici, che affiancano le opere come sentinelle del segno. Vi appare un rapido e completo elenco delle cose buone e cattive, l’intera serie dei peccati capitali e la schiera delle virtù cardinali e teologali, capitanate dalla Fame, solitaria megera che Giuseppe Bosich ha messo per prima come anarchico incipit. Angeli e diavoli, tralci e rovi, colombe e corvi, l’antitesi tra Bene e Male si fronteggia nei grandi fogli bianchi della raccolta, inseguendosi senza mai incontrarsi e tentando di sfuggire agli intrecci inevitabili dell’umana debolezza.
E’ Hibraim Kodra ad aprire la rassegna dei mali del mondo: lievitante da un fondo geometrico, la Superbia sale cambiando colore.
Scura, schizzata, con rivoli neri è l’Avarizia: Renzo Margonari la raffigura come una macchia d’inchiostro allargata intorno a un cuore d’oro.
La Lussuria ha posa classica, nell’erotico abbandono messo in scena da Gian Battista De Andreis. Fumigante, l’Ira di Primo Pantoli: la rabbia è donna e avvolta da tetri pensieri omicidi.
La Gola è un viluppo di tentacoli biomorfi, l’avida e insoddisfatta simil piovra di Giuseppe Gatto. Zoppa è l’Invidia che non fa andare da nessuna parte, come il misero ladro rattoppato raffigurato da Raffaele Alessandri.
L’Accidia di Roberto Floris avrebbe tante cose da fare, ma le trascura tutte.
Trattenuta da mani pensose la Prudenza di Remo Brindisi, e trincerata da sbarre, e ordinata da numeri, la Giustizia di Antonio Amore.
Monumento alla Fortezza: il martire ragazzo della tragica Piazza Tienamen è disegnato da Gino Frogheri come l’uomo vitruviano.
La Temperanza di Angelo Liberati si difende coi libri e le parole e, per non indursi in tentazione, ha le spalle voltate.
Germoglia tra pietre scolpite e ciottoli di basalto, il piccolo fiore colorato chiamato Fede da Pinuccio Sciola.
La Speranza è un neonato circondato da rigogliose messi per Antonio Corriga.
La Carità, la più rara delle attitudini sociali, è chiusa da Giorgio Tavaglione in un uovo fatto d’ali di cigno, simbolo e culla di una morbida maternità.

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